Il ponte sul Trebbia - Parrocchia Sant'Antonio a Trebbia

Vai ai contenuti

Il ponte sul Trebbia

Storia
Notizie storiche del ponte
Trattasi dell’antico ponte di pietra e legno costruito dal Console Emilio Scauro nel 115 a.C., dopo che nel 187 a.C. il Console Emilio Lepido aveva fatto costruire la via Emilia.
Nei pressi del ponte sorge l'osteria di "cà'd Roch". L’osteria Case di Rocco era antichissima; costituiva la stazione di fermata per tutti i carichi, veicoli e passeggeri che dovevano attraversare il Trebbia dopo che era caduto in rovina il ponte in cotto costruito dai Romani. Nel 1200 l’incarico di regolare tale transito era affidato al Monastero di S. Giacomo mediante investitura di parecchie case e terre presso il Trebbia. Era stata concessa a condizione che i monaci provvedessero gratuitamente al passaggio delle persone e delle merci attraverso il fiume con pontili ed il sussidio di due imbarcazioni. L’incarico fu poi trasferito al Monastero di Quartazzola il quale nel 1267, non bastando i redditi degli stabili e dei terreni a coprire le spese d’esercizio, ottenne di ricorrere alla normale tassa di pedaggio, ridotta da due ad un solo soldo.
Non si conosce l’origine del nome “Cà ‘d Roch”: sta di fatto che questa località di sosta dovette offrire qualche comodità ai passeggeri, di modo che l’osteria potrebbe essere ritenuta una delle più antiche ed anche tra le più frequentate di Piacenza e contado, dato che il traffico veniva spesso ed a lungo arrestato dalle improvvise piene del Trebbia non arginato.

Nel 1627 le pietre e i materiali del celebre ponte di Trebbia, diroccato per le ingiurie dei tempi servirono per la fabbricazione della chiesa a Piacenza dell’ordine dei Carmelitani Scalzi.
I resti del ponte di epoca romana esistevano ancora al tempo della costruzione attuale fatta erigere nel 1820 da Maria Luigia d’Austria.

 
I PONTI DI MARIA LUIGIA D'AUSTRIA

 
La duchessa di Parma e Piacenza ebbe a cuore soprattutto i ponti. Essi, infatti, risolvevano l’annosa questione dei vecchi manufatti in legno sempre in pericolo per le piene. Inoltre, la costruzione dei nuovi ponti serviva a dar lavoro a lavoro a tanti braccianti disoccupati, in un periodo di carestia.
 



 
Il primo ponte è del 1821, quando venne sostituito il manufatto in legno con il nuovo in cotto per congiungere le due rive del Trebbia tra Piacenza e S. Nicolò; venne inaugurato nel 1825. Seguì il ponte sul Nure a Ponte dell’Olio, che sostituì il precedente, caduto in rovina. Nel 1837 fu inaugurato il ponte sull’Arda a Fiorenzuola, nel 1838 fu aperto quello sul Nure a Pontenure. Nel 1843 il ponte sul Tidone, presso Sarmato, sostituì il manufatto in legno. I ponti permisero la diffusione del servizio di diligenza.

1819
Il 22 maggio 1819 Maria Luigia d’Austria ordina la costruzione di un ponte sul Trebbia e affida la stesura del progetto all’architetto Antonio Cocconcelli, ingegnere capo dei Ducati e progettista del ponte sul fiume Taro a Parma.

1821
L’obiettivo originario di realizzare un ponte in legno con piloni e altre opere in pietra ha ragioni prevalentemente strategiche: un ponte in legno può essere facilmente scomposto per bloccare l’avanzata di un eventuale esercito nemico. Sono i piacentini, invece, a richiedere che il ponte sia costruito in cotto e Maria Luigia accoglie tali suppliche con il Sovrano Rescritto del 5 dicembre 1821. Venne incaricato del progetto Antonio Cocconcelli (Parma, 3 ottobre 1761 – Parma, 26 marzo 1846) è ingegnere e insegnante.

1825
FESTA DI INAUGURAZIONE Tratto dalla “Storia di Piacenza” di F: Giarelli
Giugno 1825, alla presenza di Francesco I d’Austria e dell’Imperatrice (genitori di Maria Luigia), del Vicerè e della Viceregina del Lombardo-Veneto arrivati direttamente da Castel S. Giovanni, Maria Luigia duchessa del Ducato di parma Piacenza Guastalla, inaugura il Ponte di Trebbia. Erano presenti altri nobili  arrivati con le carrozze e le autorità religiose, i presidenti dell’interno e delle Finanze, il Podestà e i magistrati piacentini
Maria Luigia aveva emesso il decreto per la costruzione del Ponte il 22 maggio 1819, il 5 dicembre 1821 aveva incaricato l’architetto Cocconcelli alla progettazione e costruzione.
IL Ponte è lungo 460 metri, largo 7,92 metri tra un parapetto e l’altro, ed è alto in tutto 9,86 metri
Sulla sponda sinistra verso San Nicolò è stato posto a ricordo un tronco di colonna, disegnato dall’ingegnere Giambattista Ferrari, che disegnò anche il casino al lato orientale.
L’iscrizione scolpita sulla colonna è stata dettata dal letterato Don Ramiro Tonani.
Il ponte costò in tutto 11.176.433,26 nuove lire.
Sulla sponda destra verso Sant’Antonio per la festa , fu innalzato all’imbocco del ponte un ricchissimo padiglione ottagonale,  all’altare di questo  il Vescovo benedisse la pietra augurale.
Fu letta la pergamena concernente l’atto di inaugurazione e firmata dagli Imperiali d’Austria, da Maria Luigia, dai principi e dai personaggi del seguito.
La pergamena fu messa in due cassette, una di piombo racchiusa in una di ebano. Vi si chiusero dentro tre ritratti della Principessa, le medaglie d’oro, d’argento e di rame commemoratrici del Ponte di Trebbia, più le medaglie del ponte sul Taro, alcune monete coniate per ordine della Sovrana, un metro d’argento ed una lamina di metallo con analoga epigrafe. La cassetta fu messa nel fianco orientale del Ponte dentro alla cavità di una pietra, chiusa con un’altra sovrapposta. Gli Imperiali d’Austria, i Principi vice reali e la Principessa con candidi grembiuli cinti alla vita suggellarono la pietra con la prima calce. Dopo con una gru la pietra fu calata giù ed il capomastro la murò intorno. Mentre i vari reali rientravano nel padiglione per cantare il Tedeum di ringraziamento i cannoni spararono a salve come le milizie i loro moschetti e le campane suonarono a festa.
Di seguito Maria Luigia si recò a Piacenza mentre i reali e i vice reali si recarono a Castel san Giovanni dove passando per Veratto andarono in Lombardia.
In memoria dell’avvenimento Maria Luigia dispose con Rescritto del 24 febbraio 1825 la dote di 250 nuove lire per ventiquattro fanciulle in età da marito. Ne concorsero centosette e quindi le ventiquattro furono estratte a sorte.
Il giorno dopo, 9 giugno, ci fu da parte dei Piacentini una gran festa di riconoscenza per la Sovrana.
Si cominciò con la processione dell’ottava del Corpus Domini, che si spinse prolungando il giro consueto, fino a palazzo Mandelli, dove soggiornava Maria Luigia.
Sulla piazzetta di San Dalmazio, fatta allargare per l’occasione dal marchese Bernardino Mandelli, con l’abbattimento di un muro di cinta che chiudeva un cortiletto, la processione si fermò.
Il Vescovo salì su un altare eretto di fronte al portone e benedisse la Sovrana in ginocchio al balcone.
Seguì un pranzo di gala nella reggia e alla sera fu data a teatro una gran festa da ballo, offerta dalla nobiltà alla Principessa.
Alla festa furono offerti dolci e rinfreschi per tutti gli spettatori di ogni ceto accorsi con i biglietti gratuiti voluti dalla Sovrana.
Un ordine di gradini riuniva la platea al palcoscenico sul cui sfondo vi era una tela allusiva al nuovo Ponte sul Trebbia.

La serie degli arresti di traffico per veicoli e pedoni si rinnovò quando nel 1862 fu concesso alla società delle Ferrovie, l’uso parziale del ponte, a cui si aggiunse anche il passaggio dei tram a vapore. Il fabbricato vicino al ponte, dal lato sinistro della strada divenne sede del cantoniere addetto alla chiusura del ponte durante il passaggio dei treni.

Torna ai contenuti